Gonna Jeans e Uncinetto: tutorial di Emanuela Arrighetti
Quando ho visto le meravigliose foto di Emanuela Arrighetti, incredibile artista tessile, della gonna jeans trasformata grazie a un pannello creato all’uncinetto, mi sono incuriosita e le ho chiesto se aveva voglia di rispondere a delle domande per condividere con tutti noi. Per insegnarci a realizzarla e poter sfoggiare questa estate capi personalizzati come quello nelle foto (sto già meditando a bordi sulle maniche, colli…)
Prima di tutto, grazie per aver accettato di rispondere alle domande e per aver voglia di condividere con tutti noi.
Ciao Emma, inizio col ringraziarti per l’onore concessomi… cacchio andrà sul blog della Fassio, mica ciufoli!
Proseguo con un ‘befana’ perché sento il peso di questa cosa e spero di essere il più chiara ed esaustiva possibile, sarò a disposizione per qualsiasi chiarimento.
Parto dal dato ovvio: tutto ciò che dico è frutto della mia personale esperienza, vorrei che venisse letto come una possibile strada da percorrere, ce ne sono molte altre a seconda dei gusti, delle esigenze, delle tecniche predilette e delle inclinazioni naturali di ognuno di voi.
Fig. 1 – Il bordo della minigonna è stato realizzato con tre sfumature di azzurro in modo da ottenere l’effetto ‘gradient’: questi piccoli interventi possono essere un ottimo utilizzo per tutti gli avanzi di filo che abbiamo, infatti ho utilizzato meno di 100gr di filato.
Come hai iniziato a realizzare il pannello? Qualche consiglio?
Il bordo realizzato per questa gonna nasce dal desiderio di fare un regalo ad una persona speciale, un’amica di quelle con cui ho condiviso spesso il laboratorio di notte, perché entrambe è lì che diamo il meglio, ognuna sul proprio progetto ma in perfetta armonia: lei è brasiliana e lavorava modellando gioielli con il fimo e altri materiali, io sobria come un tedesco, vi lascio immaginare quanto colore girava …quanti bellissimi ricordi mi ha lasciato. Per farla breve, mi è capitata tra le mani la sua minigonna ed ho pensato alla sera che me la lasciò, poco prima di tornare nel suo paese d’origine: “allungamela perché è indecente, (già la mia amica è l’unica brasiliana timida e pudica che conosca) magari un po’ frufru come piace a me!” Colta da nostalgia ho deciso che avrei mantenuto la promessa, proprio ora che non se lo aspetta (cucùùù il tempismo non è il mio forte, ma la sorpresa è assicurata!).
Perché vi dico questo? Semplice, prima di passare al lato pratico vorrei sottolineare che per ognuno i motivi possono essere diversi e vanno sempre tenuti ben presenti prima di iniziare: come i gusti, la fisicità e le esigenze della persona che indosserà il capo e poi se si tratterà di un intervento correttivo o decorativo. Dobbiamo quindi allungare una gonna, una manica, stringere uno scollo troppo generoso oppure vogliamo decorare, rinnovare o abbellire il capo in questione? Prendere coscienza di questo vi porterà ad una prima cernita di materiali e tipologie d’intervento.
Qui sarò specifica e parlerò di come ho allungato la minigonna o meglio, vista la misura di partenza, di come ho trasformato una pancera scivolata in minigonna! Prima di spiegarvi come mi sono inserita nel jeans però devo chiarire alcuni punti e darvi qualche consiglio: potete adattare il ragionamento al lavoro che volete eseguire!
-Funzione. La lavorazione oltre che piacevole alla vista (qui andiamo sul personale, potete sbizzarrirvi perché ogni intervento ha sempre un risvolto estetico ) deve assolvere ad una funzione precisa, quella appunto di allungare il capo, tenendo conto della vestibilità: se il bordo risultasse eccessivamente stretto otterrei un effetto ‘tubino’, costringendo la mia amica a camminare come una geisha e non devo allungarla troppo perché parliamo comunque di una minigonna che deve passare da ‘indecente’ a ‘portabile’. Trattandosi di un bordo sono libera di non preoccuparmi del peso: la mia lavorazione infatti è piena e se realizzata più alta di una spanna, porterebbe il capo a pesare parecchio. Di conseguenza se volessi allungare la gonna di mezzo metro, sceglierei una texture meno fitta e piena oppure un filo più leggero come il Freccia 16 o 25.
-Il materiale della base. E’ jeans: ottimo per qualsiasi tipo d’intervento, è una base solida su cui intervenire e non avrete problemi di filo, potrà supportare un lace sottilissimo e leggero così come un bulky pesante e voluminoso. Permette interventi di qualsiasi tipo, anche il ricamo e le varie rifiniture. In generale le stoffe pesanti permettono qualsiasi filo, ma se vogliamo interagire con stoffe più leggere è meglio ‘alleggerire’ anche il filo altrimenti la base di tessuto verrà letteralmente strapazzata dal nostro intervento insomma sulla seta, il tulle o il lino, salvo eccezioni particolari, non è consigliabile intervenire con un titolo grosso e pesante.
-Tecnica. Prediligo l’uncinetto e lo utilizzo anche per le cuciture, di conseguenza scelgo il filo più adatto, generalmente ben ritorto per evitare che ‘si apra’ durante la lavorazione. Effetto da evitare assolutamente perché devo intervenire su un tessuto: in quanto tale è composto da trama e ordito, rischio quindi di tirare fili con la testa del ferro… non voglio complicazioni inutili!
-Filo. In questo caso non c’è gara, l’Anchor Freccia mi garantisce qualità e tenuta, è un cotone mercerizzato, ben ritorto, molto lucido, disponibile in diversi diametri e in oltre mille colori diversi, troverete qualsiasi nuance vi piaccia o serva (state sbavando piccoli squaletti affamati di filo?Io sì, come Homer Simpson davanti alle ciambelle!). Potete lavarlo a gradazioni impensabili e non farà una piega, si adatta a qualsiasi tessuto, dal tulle sottilissimo (fig.2) al panno pesante ed eviterete di vedere il frutto del vostro impegno sbiadirsi, riempirsi di pelucchi o lasciarsi andare (si sbriciolerà prima il jeans del Freccia). Chi di voi ha provato ad eseguire il pattern di Emma “Eleganti Emozioni” lo ha testato e ha ben capito di cosa parlo… mai più senza! Della serie “può creare dipendenza, leggere attentamente il foglio di istruzioni, non somministrare dopo le mezzanotte!”
Fig. 2 – Qui l’Anchor Freccia 12 è stato utilizzato per ricamare a punto catenella sul tulle molto sottile e delicato: ho scelto un tessuto diametralmente opposto al jeans per dimostravi la versatilità di questo filato.
Ci sono diversi metodi? Quale consiglieresti?
Io con la macchina da cucire sono una frana patentata, prediligo quindi intervenire direttamente sul capo col mio fedele uncinetto, che spesso e volentieri utilizzo anche per ricami e rifiniture. Utilizzo un Freccia 12 e parto agganciandomi al lavoro con l’uncinetto 0.75 (oppure col Freccia 16 e uncinetto 0.60, dipende dalle dimensioni della cucitura), questo mi evita di realizzare il lavoro a parte e poi doverlo cucire sul capo: tecnica possibile ma che qui ho evitato perché richiede una grande precisione, un calcolo iniziale sulle proporzioni uncinetto-stoffa che non lascia margine d’errore (hanno una tensione diversa!), una base di stoffa non-elastica, un’ottima sartorialità sia che cuciate a mano sia che cuciate a macchina e tante altre piccole attenzioni.
Altra opzione è creare ad ago il binario di aggancio con un orlo giorno oppure un impuntura e solo successivamente passare all’uncinetto: lo consiglio nel caso in cui la stoffa ed il filato scelti non abbiano dimensioni compatibili (e nel caso in cui l’uncinetto in questione sia quello tunisino, ma questo merita un discorso a parte). Entrare con un filo grosso nell’ordito di un tessuto sottile potrebbe causare una forzatura che si ripercuote inevitabilmente sulla tensione sia della stoffa sia del nostro lavoro.
Fig. 3 – Nel dettaglio si vede come mi sono inserita sul jeans con la prima riga a punto bassissimo: notate che la cucitura dell’orlo eseguita a macchina è una base estremamente regolare e perfettamente accessibile all’uncinetto 0.75. Non forzate il lavoro, assecondate la tensione della cucitura e ricordate che questo binario può essere fine a se stesso: realizzato infatti sull’orlo delle tasche o della vita (piuttosto che sui passanti della cintura!) è un bellissimo ricamo a punto catenella e sarà coordinato al resto del lavoro.
Come ti sei inserita nel tessuto jeans?
Spiegherò passo passo cosa ho fatto quindi se avete una gonnellina da allungare o semplicemente decorare con un bordo potete seguirmi, indipendentemente dalla taglia.
Con l’uncinetto 0.75 a punto bassissimo e il Freccia 12, andrò a creare un binario sull’orlo della gonna (fig.3) : se la cucitura è lisa o poco salda, disfatela, rifate l’orlo con la macchina da cucire ed un filo nuovo e robusto. La cucitura dell’orlo avrà quindi una cadenza regolare, oltre che permettervi di partire direttamente dal lavoro vi darà una base perfetta, permettendovi di distribuire i punti in modo uniforme. Attenzione alla tensione del lavoro in questa fase: è fondamentale riuscire a regolare la propria mano alla cucitura, senza forzature.
Lo 0.75 vi permette di entrare nei trattini di impuntura della cucitura senza romperli, ma creato il binario col punto bassissimo, possiamo proseguire il secondo giro e il resto del bordo con l’uncinetto 1.25 più adatto al filo che stiamo usando: quindi il secondo giro verrà lavorato a punto basso.
Ora ci troviamo finalmente una base da cui poterci sbizzarrire, lavorate in moda da avere il rovescio verso di voie senza mai voltare il lavoro realizzate a punto basso:
-righe 3-4-5-6: tre righe aumentando di un punto ogni 10 in modo tale da allargare leggermente il bordo. Alla fine della quinta riga contate i punti, se non sono multipli di 4, durante la sesta riga eseguite gli aumenti necessari, distribuendoli in modo regolare.
-righe 7-8-9: tutto punto basso, sempre senza voltare ma lavorando in tondo
-riga 10: *una nocciolina e tre punti bassi* ripetere fino a fine riga
Voltare il lavoro in modo tale da avere il dritto del lavoro verso di voi e procedere
-riga 11: tutto punto basso
Voltare il lavoro in modo tale da avere il rovescio del lavoro verso di voi e procedere
-riga 12: come riga 10 ma sfasando la nocciolina quindi eseguiremo * 2 punti bassi, una nocciolina, un punto basso* e ripeteremo
-riga 13: come riga 11
Notate bene: le noccioline vanno realizzate tenendo il rovescio verso di voi, perché ‘escono’ sul retro e quindi, in questo caso sul dritto della lavorazione.
Da ora in poi lavoreremo voltando il lavoro alla fine di ogni riga, (avrete le righe pari eseguite sul rovesci del lavoro, e le dispari sul dritto) ripartiamo con la
-riga 14: tutto punto basso
-riga 15: tutto punto alto
-riga 16: tutto punto basso ma prima contate i punti: devono essere multipli di 19, se non lo sono eseguite gli aumenti necessari distribuendoli regolarmente in questo giro
-riga 17: tutto punto alto
-riga 18: tutto punto basso preso da davanti
-riga 19-28: eseguiamo il bordo a punto pavone seguendo lo schema della fig. 4
-riga 29: 3 punti altri in ogni punto basso sottostante
-riga 30: *un punto basso e una catenella volante* ripetendo fino alla fine della riga. Questa lavorazione è una valida alternativa al punto gambero per la chiusura dei lavori
Fatta, la vostra gonna ora ha un bordo ‘frufru’di tutto rispetto!
Fig. 4 – Lo schema del punto pavone eseguito da riga 19 a 28. Mi costituisco, per una mia comodità di scrittura ho sfalsato quello che è il linguaggio universale del crochet: la crocetta che normalmente indica il punto basso, qui indica il punto basso preso da davanti !Questo crea la costa in rilievo che si vede bene a fig. 5
Le righe 29 e 30 costituiscono la rouches finale. Potete sostituirla con una passamaneria a piacere, sia comprata sia realizzata da voi con una semplice strisciolina di stoffa plissettata e cucita lungo il bordo, piuttosto che da una riga di frange, nappine o perline: insomma sbizzarritevi perché riciclare i diversi materiali che avete e divertirsi facendolo è un punto fondamentale! Uno dei miei comandamenti è: ”se fa bene al tuo spirito fa bene al resto del corpo… del lavoro” in parole povere se vi piace e vi state divertendo, il lavoro rispecchierà questa positività… ma voi che lavorate e conoscete Emma questo aspetto l’avete ben chiaro, ne sono certa!
Fig 5 – Osservate bene il passaggio tra la riga 18 e 19: la prima è lineare mentre la seconda forza l’ondulatora dovuta al punto pavone che iniziate ad eseguire. Questo effetto è voluto e crea un bel movimento senza dover aumentare ulteriormente punti.
Fig 6 – Notate l’attacco pulito del lavoro: la parte iniziale (cioè le prime 9 righe eseguite senza voltare il lavoro) crea una trama molto simile all’aida da ricamo: è sempre una base perfetta per i ricami!
Ci sono moltissime osservazioni e variabili, prenderle in considerazione tutte richiederebbe la stesura di un manuale, motivo per cui sono stata abbastanza mirata sul progetto in questione ma spero di aver dato spunti di riflessione più ampi. Tenete conto che intervenire su un capo d’abbigliamento, è sempre molto divertente, un ottimo sfogo per tutti i rimasugli di filo e stoffa che abbiamo (spesso infatti per i ricami e le rifinitura bastano davvero pochi centimetri di materiale!) ma soprattutto ‘etico’ : è un ottimo modo per rinnovare i capi che il tempo ha guastato ma che l’affetto non ci permette di buttare, adattandoli sempre al nostro gusto, al nostro fisico e perché no, anche alla moda del momento!
Ricordate di non dare per scontato una cosa: a prima vista potrebbe sembrare veloce e poco laborioso, ma non commettete l’errore di considerare il restiling come una scorciatoia alla realizzazione ex-novo di un capo perché spesso richiede un progetto e delle accortezze che partendo ‘da zero’ non sareste obbligate a considerare!
Buon divertimento e non dimenticate di riciclare e restaurare divertendovi!
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